Molti hanno sentito parlare della bellezza unica di Noto, la perla indiscussa del barocco siciliano, ma in pochi sanno che, prima della ricostruzione della città, c'era un'altra Noto. Quella che adesso conosciamo è la Noto ricostruita nel '700 dopo il terribile terremoto del 1693, ma prima com’era?
Noto Antica è descritta come la Pompei della Sicilia. Macerie, rocce e rovine possono occasionalmente trovarsi nel profondo sottobosco che da tempo si è impadronito e ha ricoperto questa suggestiva città perduta.
Le antiche scritture la chiamano Netum, ingegnosa città eretta sul crinale del monte Alveria, un'altura abitata fin dalla preistoria, come testimoniano le numerose necropoli scoperte nei dintorni. Intorno al 448 a. C. Ducezio, re di Sicilia, spostò Noto dalle colline della Mendola al monte Alveria per proteggere la sua città natale dalle incursioni greche.
L'antica città era racchiusa tra due strette gole che rendevano il luogo più facile da proteggere. Oggi sono visibili pochi tratti delle mura orientali della città e resti dell'antico Portale, oltre ai ruderi del Castello.
Attraverso la “Porta Aurea” si possono percorrere antiche strade, un tempo affollate di gente indaffarata e ora perse in una natura rigogliosa e segnate qua e là da altri ruderi. Recentemente degli scavi hanno portato alla luce elementi curiosi ed assai interessanti, come le antiche carceri del castello con numerose incisioni rupestri realizzate dai loro prigionieri.
Il Monte Alveria è oggi un luogo ricco di testimonianze storiche e archeologiche di epoche diverse: necropoli sicule, ma anche ellenistiche, rovine precristiane, ebraiche, bizantine, arabe, normanne, rinascimentali e barocche. L'intera area è diventata un sito archeologico molto importante ed è parte del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.